Non è vero ma ci credo
'Sei superstizioso?' Ponete questa domanda e vi sentirete rispondere: 'Io? No!' Eppure corni, ferri di cavallo, gobbetti, 'toccaferro' e 'grattatine' si sprecano!
Pochi sono disposti ad ammettere di essere superstiziosi, anche perché la superstizione è un insieme di credenze proprie di società ed ambienti culturalmente arretrati...' ...e noi arretrati non lo siamo certo! Neppure a Napoli lo sono, però'
Ma allora cos'è che ci spinge a 'toccar ferro', a 'fare le corna' e a 'grattarci' quando, ad esempio, passa un carro funebre? Non è forse quella minuscola porzione d'irrazionale relegata dalla ragione in un angolino della nostra mente?
E' probabile che Peppino De Filippo quando scrisse 'Non è vero ma ci credo' pensasse proprio a questo!
Nella commedia la superstizione muove le fila dell'intera vicenda servendosi, badate bene, non di un disgraziato che non ha altro cui aggrapparsi, bensì di un ricco imprenditore, il commendatore Gervasio Savastano, uomo che 'si è fatto da solo, che ha tirato il carretto' e che quindi ha ben chiaro, per quanto lo riguarda, il primo principio che muove il mondo: i soldi.
Ma il secondo è la superstizione! Egli ne conosce tutte le regole, ad esempio che 'sputare contemporaneamente tre volte sulla propria spalla sinistra è uno scongiuro che si adatta ad ogni tipo di avversità
Questi due principi però sono per il nostro commendatore due fissazioni che finiscono per condizionare non solo la sua vita ma anche quella delle persone che lo circondano, rendendola anche un inferno.
Ma ogni medaglia ha il suo rovescio, specialmente quando c'è una moglie che ragiona e non ha ancora perso la testa...