Sogno di una notte di mezza estate
L'ottimismo dell'Umanesimo rinascimentale sta per sgretolarsi sotto il peso dell'imminente crisi politica e religiosa del '600. Gli inizi del secolo segnano anche la nascita della scienza moderna che, con le sue scoperte, pone ora più problemi di quanti non riesca a risolverne. Dunque l'uomo non è più misura di tutte le cose e padrone in terra: il fato si sostituisce all'ingegno come propulsore dell'azione, facendo cadere anche il mito dell'uomo come artefice del proprio destino.
Subentra un pò per volta una visione fatalistica dell'esistenza e Shakespeare interpreta nella sua arte il sentimento dell'epoca in cui vive, per cui il "Sogno di una notte di mezza estate", capolavoro comico, reca in sé i dubbi e lo smarrimento che saranno dell'uomo del XVII secolo.
Qui il tema dell'amore con i suoi equivoci e gli amanti osteggiati si intreccia agli inganni fiabeschi e ai sortilegi di esseri soprannaturali che determinano e conducono le gesta dei personaggi.
A corte, microcosmo stabile in cui prevale l'ordine e il senso della ragione, ha inizio e termine l'azione.
La commedia si apre sulle nozze annunciate tra Teseo e Ippolita e subito entra in scena il conflitto: Egeo vuole imporre alla figlia Ermia di sposare Demetrio, ma questa ama Lisandro di un amore assoluto e, per sottrarsi all'imposizione paterna, gli amanti decidono di fuggire per sposarsi lontano da Atene. Attraversano assieme la foresta, luogo questo in cui, con le regole e i divieti, si sospende ogni verosimiglianza, ed entrano letteralmente nella notte e nella magia.
Qui avvengono le mutazioni degli amanti che, grazie al sortilegio di un folletto, cambiano nel sentimento. Il sortilegio diventa così l'allegoria della caducità e della mutevolezza dell'amore e, allo stesso tempo, anche l'amore è visto come incantesimo che provoca le infatuazioni più assurde.
Esempio di questo è Titania, regina delle fate, che si innamora dell'umile tessitore Spoletta quando egli le compare davanti con una testa d'asino, anch'esso frutto di un incantesimo.
Nel "Sogno", proprio perché sogno, realtà e apparenza si mescolano in un gioco illusionistico di scambi tra ciò che è vero e ciò che non lo è, tra ciò che è finzione e ciò che è reale.
Shakespeare rende palese l'intercomunicabilità tra queste due dimensioni anche attraverso l'espediente della "commedia nella commedia" per cui un gruppo di lavoratori del villaggio, improvvisatisi attori dilettanti, va nel bosco a fare le prove di una recita.
Grazie a questo accorgimento tecnico, l'elemento più popolare e ridanciano dell'opera, come previsto dal teatro elisabettiano, si fonde con quello più colto di stampo classico.
La commistione di generi e di epoche era una consuetudine al tempo di Shakespeare, per cui il drammaturgo mischia miti celtici, cari alla Regina Elisabetta, e folklore con la letteratura classica.
Qui l'aggettivo "classico" è declinato alla maniera elisabettiana, ovvero il passato non è per Shakespeare e i suoi contemporanei un museo di figure ricostruite secondo la correttezza e le regole del restauro archeologico. Esso è piuttosto una tradizione vivente che, attraverso i secoli, si è contaminata con altri elementi e ha preso significati diversi da quelli che aveva in origine.
William Shakespeare (1564-1616) Autore di 37 drammi, 2 poemetti e una raccolta di sonetti, Shakespeare fu soprattutto un poeta drammatico, forse il più grande mai esistito e insuperato da nessun'altro autore di lingua inglese quanto a ricchezza e varietà di espressioni.